Ho avuto il grande onore di poter realizzare due piccole Storie per le Orecchie per accompagnare i visitatori nell'esperienza multisensoriale di "Spirito e Corpo. Fede e Alimentazione in guerra", una mostra allestita al MeVe – Memoriale Veneto della Grande Guerra – dal 16 dicembre 2023 al primo giugno 2024.
Le mie Storie per le Orecchie sono due audio installazioni diffuse in due luoghi degli spazi espositivi di Villa Correr Pisani – Montebelluna (TV): "Il pranzo dei soldati nella baracca" – all'interno della simulazione di una vedetta idealmente installata nella Città di Ghiaccio e "Un tardo pomeriggio in osteria", un paesaggio sonoro di finzione che accompagna la ricostruzione di un'osteria.
L'origine di alcuni elementi sonori e la collocazione del brano nel tempo
Alcuni degli elementi impiegati per costruire la traccia arrivano dall'archivio della BBC – se vuoi saperne di più, leggi il post dedicato alla creazione del "pranzo dei soldati nella baracca" – il tintinnare di bicchieri, bottiglie e caraffe un tempo usato per accompagnare chissà quale radiodramma britannico, fa oggi da cornice alla narrazione delle memorie di un soldato. Accompagnata dalle note di "Come Pioveva" di Armando Gill, la voce di un lettore rievoca le parole e i veri ricordi di un giovane sopravvissuto alla Grande Guerra.
Pubblicata nel 1918 su disco in gommalacca, "Come Pioveva" fu un grandissimo successo dell'epoca, e fu uno dei primi brani italiani che beneficiò di azioni di marketing discografico per il suo lancio.
Un'altra particolarità sonora di questo brano è un dettaglio che può essere udito e riconosciuto verso la fine dell'ascolto: si tratta del cinguettio dell'Uccellino della Radio, la celebre sequenza di quattro suoni molto simili al canto di un uccello utilizzati un tempo negli intervalli di trasmissione in onde medie e corte dall'EIAR – poi RAI. I "cinguettii" erano generati da un congegno meccanico azionato a molla, un apparecchio parte della storia della radio in Italia, oggi esposto presso la sede Rai di Torino.
Riportava Letizia Tortello nel suo articolo per La Stampa:
La storia racconta che «l’uccellino della radio», era il 1925, stava lì sulla bancarella di un anonimo mercatino delle pulci a Parigi, quando un tecnico torinese lo notò e si incuriosì. Era una scatola in legno, con una grande chiave che carica un marchingegno ed emette un «tweet», un cinguettio di quattro suoni leggiadri, simili a quelli del fringuello. Il signore la comprò. Quel dispositivo serviva come richiamo degli uccelli per i cacciatori: diventò lo strumento per creare la celeberrima sigla dell’uccellino, utilizzata dalla «annunziatrice» – come si diceva – per dare il segnale di intervallo, attesa del segnale orario e commutazione dei canali della messa in onda delle trasmissioni radio Eiar, poi Rai, nelle varie reti.
L. Tortelli, "Il cinguettio della radio: in mostra i pezzi che hanno fatto storia", La Stampa 8 dicembre 2016.
Questi due elementi sonori collocano idealmente nel tempo l'ascolto: c'è un tempo emotivo, del cuore, del ricordo, rappresentato dal brano di Gill – che a sua volta narra della malinconia di un'amore finito – e c'è un tempo concreto, definito, quello del cinguettio che preannuncia il segnale orario, un suono celebre nelle memorie di molti di noi e che andò per primo in onda nel 1925.
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