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Immagine del redattoreJohann Merrich

Perle e reperti: Gino Marinuzzi Jr.

Aggiornamento: 19 feb 2021

Propulsore dell'elettronica italiana, Marinuzzi è citato davvero di rado dalla nostra storiografia; il più delle volte, quando il suo nome compare, lo si trova menzionato come generico committente del Fonosynth...



La scorsa settimana stavo guardando Terrore nello spazio di Lamberto Bava, nella versione restaurata dal regista Nicolas Winding Refn (autore di gioielli come Valhalla Rising e la trilogia di Pusher). Ovviamente, consiglio la visione del film per due motivi: se l'estetica del cinema trance ti ha appassionato, qui troverai la radice dell'uso del colore, della luce e della scenografia che ha ammaliato Cosmatos nei successivi Mandy e Beyond the Black Rainbow; la seconda ragione non può che essere la colonna sonora e l'orchestrazione di elettronici suoni dal futuro a cura di Gino Marinuzzi Jr e Paolo Ketoff, le famose perle preziose di cui sopra.



Propulsore dell'elettronica italiana, Marinuzzi è citato davvero di rado dalla nostra storiografia; il più delle volte, quando il suo nome compare, lo si trova menzionato come generico committente del Fonosynth (1958), uno dei primi sintetizzatori made in Italy costruito dal buon Paolo Ketoff, già padre del Syn-ket, sintetizzatore a controllo in voltaggio (nell'ultima foto nel riquadro qui sotto) nato a Roma – più o meno – nel 1963.





Come afferma Maurizio Corbella nel suo articolo Gino Marinuzzi Jr: Electronics and Early Multimedia Mentality in Italy (puoi leggerlo su Accademia.edu), benché attivo nella scena elettronica romana degli anni Sessanta e Settanta, Marinuzzi non può essere del tutto considerato parte integrante del panorama delle avanguardie della Capitale: per il compositore, Corbella sceglie così la più calzante definizione di "Composer for the media", plasmandola sulla forma delle attività di Marinuzzi, da sempre legato alle commissioni per la radio, la televisione e il cinema in una molteplicità di vesti. Racconta lo stesso Marinuzzi in una conversazione con Domenico Guaccero:


Devo specificare che non sono un tecnico, sono un entusiasta e l'elettronica per me era, inizialmente, niente più che un hobby. Poi, sai come succede, quando diventi consapevole di certe problematiche finisci sempre con l'imparare qualcosa.


Ricostruendo la parabola musicale di Marinuzzi in quello che è il primo studio biografico del compositore, Corbella corregge il tiro della storia: il Fonosynth, ad esempio, fu congegnato e inventato da Marinuzzi e il contributo di Ketoff si "limitò" all'assemblaggio. A proposito della rivoluzionaria concezione del Fonosynth, scrive Luigino Pizzaleo nel suo Il Liutaio Elettronico. Paolo Ketoff e l'invenzione del Synket (Aracne, 2014):


"Benché il Fonosynth non possa essere considerato uno strumento destinato alla performance, il bisogno di rapidità esecutiva e immediatezza di risultati imponeva una modalità intuitiva di controllo della tempo-varianza dei parametri; di qui l’ideazione di un controller come la tastiera (una matrice di 24x6 lamine rettangolari) in grado di assicurare un certo grado di coerenza tra l’esperienza del gesto esecutivo e una tipologia di suoni quasi sempre collocati nel dominio del continuo e della microtonalità. Al fine di sgombrare il campo da anacronismi e fraintendimenti, è bene sottolineare che la tastiera del Fonosynth non controlla altro che i generatori ad essa direttamente collegati, probabilmente i generatori di onde quadre. Non si tratta di controllo in voltaggio applicabile a qualunque stadio del percorso del segnale; in altri termini, non era possibile decidere liberamente a quali generatori o filtri applicare il segnale di controllo proveniente dalla tastiera. Tuttavia, la concezione e il design della tastiera del Fonosynth denunciano una riflessione attenta sul tema dell’interfaccia di controllo e dell’affordance.




Marinuzzi nasce a New York nel 1920; il padre, famoso compositore e direttore d'opera, era in quel momento in tour negli Stati Uniti dove soggiornerà per qualche tempo grazie all'incarico di direttore del Chicago Opera Theatre. Tornato a Roma, già a trent'anni Marinuzzi Jr è saldamente coinvolto nell'industria musicale e dimostra da subito un approccio sperimentale. Nel documentario industriale Un millesimo di Millimetro (1949) commissionato da Olivetti e diretto da Virgilio Sabel e Leonardo Sinisgalli, Marinuzzi si avvicina al rumore e alla manipolazione del suono per la prima volta, contribuendo con la sua sonorizzazione alla vittoria del Premio internazionale per il cortometraggio ottenuto alla mostra del Cinema di Venezia. I suoni prodotti sono costruiti con le tecniche della musica concreta: sono registrati rumori dal vivo di macchinari industriali e manipolate le registrazioni di una musica per pianoforte.





Tre anni dopo, nel 1956 – dunque un anno dopo l'inaugurazione dello Studio di Fonologia di Milano, Marinuzzi ottiene una stanza negli spazi dell'Accademia Filarmonica Romana che diventerà presto il Centro di Fonologia dell'Accademia Filarmonica, anche noto con il nome di Centro Elettronico. Vi trovavano posto magnetofoni, oscillatori sinusoidali e anche strumenti più "esotici" come lo Scopacordo, un manico di scopa con una corda metallica, un pezzo di legno a mo' di ponticello e un pick-up magnetico americano per amplificare il suono. Lo Scopacordo era spesso filtrato per produrre il suono del vento.


Durante l'intenso periodo del Centro Elettronico, Marinuzzi è in costante contatto con lo Studio di Fonologia di Milano: si aggiorna sulle ultime novità tecnologiche, chiede in prestito materiale inciso ed elaborato da Berio, invia schemi di circuiti all'amico Marino Zuccheri...





Molti compositori delle avanguardie romane e numerosi autori della successiva library music italiana conosceranno l'elettronica e impareranno a impiegare tecniche e dispositivi proprio grazie alle loro visite presso il Centro di Marinuzzi.

Un gran peccato che questo gigante della storia sia, ancora oggi, nascosto dietro le quinte, velato da un'ombra di silenzio.



 

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Per saperne di più:







Maurizio Corbella, "Gino Marinuzzi Jr: Electronics and Early Multimedia Mentality in Italy" in Musica/Tecnologia, 9, August 2015, pp. 95-133 [principale fonte di questo articolo].





 


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1 Comment


Unknown member
Dec 15, 2021

Sono Anna Maria Marinuzzi, figlia di Gino Marinuzzi jr. Grazie per il bellissimo post che mette in luce la figura di mio padre spesso ingiustamente oscurata. Vorrei fare solo due piccole precisazioni:

1) La colonna sonora di Terrore nello Spazio è interamente di mio padre.

2) mio padre era attivo nella musica elettronica per il cinema ( e anche per il teatro) anche nei secondi anni '50, come anche si evince nella seconda parte del Suo post. Per esempio musicando, per la prima volta con effetti elettronici fatti apposta per il cinema, il documentario Colonne di ghiaccio, di Guido Guerrasio, premiato a Venezia nel 1957.

Grazie ancora per l'attenzione verso mio padre e buon lavoro!

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