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Immagine del redattoreJohann Merrich

Bettina Wackernagel & Heroines of Sound Festival

Aggiornamento: 28 dic 2021


L'intervista fa parte della serie di podcast "Brevi Storie • EMS Series" accolta dalle frequenze di USMARADIO e dedicata al passato, presente e futuro degli Electronic Music Studios: gli EMS sono ancora attivi? Chi ci lavora e come? La serie di podcast include una raccolta di interviste, suoni e musica per scoprire le eredità e i nuovi talenti degli EMS. A partire da gennaio 2022 sarà accompagnata da articoli di approfondimento da leggere su musicaelettronica.it.


Questa nuova serie inizia con 3 episodi in collaborazione con Heroines of Sound Festival e dedicati all'EMS di Radio Belgrado e al suo Synthi 100: restaurato grazie a Svetlana Maraš, il dispositivo musicale è stato utilizzato da Midori Hirano nella sua ultima composizione commissionata dal festival berlinese Heroines Of Sound.


Diretto da Bettina Wackernagel, Heroines of Sound è la più importante iniziativa/festival dedicata alle musiciste elettroniche del passato e del presente. Il Festival non accoglie solo concerti: è una piattaforma per la ricerca musicale e una rete intessuta da molti partner per potenziare i nuovi talenti e le loro opere.

Dal 2014, Heroines of Sound ha presentato più di 260 artiste provenienti da oltre 28 paesi, attivando collaborazioni con festival e istituzioni in Polonia, Francia, Danimarca, Turchia, Italia, Austria, Paesi Bassi, Slovenia, Serbia e Messico; grazie alla partnership stretta con Heroines of Sound, i festival possono ampliare il numero delle artiste presenti nei loro programmi musicali.


Heroines of Sound è apprezzato per il suo lavoro pionieristico nella presentazione di musica elettronica creata da donne e ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali.



Bettina Wackernagel ci racconta la storia e il futuro di Heroines of Sound nell'episodio numero #3 tratto dalla serie “From Belgrade to Berlin”.


J. M. - Quando e come ti è venuta l'idea di organizzare un festival e degli eventi dedicati alle donne che si occupano di musica elettronica?


B. W. - Ho studiato regia di musica operistica concentrandomi sulle pratiche contemporanee ed elettroniche; ovviamente, ho anche frequentato altre scuole di musica e composizione… seguivo qualsiasi lezione perché volevo avere una visione più profonda del musica. Purtroppo in quel periodo – eravamo a metà degli anni '80 – si imparava molto poco sulle compositrici... Se eri fortunata, si arrivava a parlare di Nadia Boulanger, Clara Schumann o di Pauline Oliveros... ma questo era tutto.

Poi, in quegli stessi anni, mi sono trovata in viaggio alla volta di un festival a Berlino, per conoscere la musica di Maryanne Amacher che era DAAD Artist in Residence. È stata una grande esperienza, voglio dire, Amacher è una compositrice dal talento straordinario; ha fatto installazioni sonore, all’inizio sviluppava anche musica per le stazioni televisive e aveva idee innovative sulla musica e sul timbro… È stato bellissimo conoscerla e ho anche avuto l’occasione di scambiarci quattro chiacchiere; questo non ha stravolto la mia visione del mondo, ma mi ha fatto pensare che sì, esistono anche le compositrici.

Successivamente sono stata in diverse residenze artistiche negli Stati Uniti, dove ho anche lavorato nel mondo dell’opera; ho potuto così visitare gli studi della NYU e i CNMAT Studios di Berkeley, e anche lì erano tante pioniere dell'elettronica che vi avevano lavorato… Ai NYU Studios c'erano Maggi Payne e Alice Shields, che ha anche diretto lo Studio in un certo periodo e che è stata per molto tempo uno dei quattro principali istruttori di musica elettronica… C’erano poi Laurie Spiegel, Suzanne Ciani, e molte altre. Devo ammettere che prima di quei giorni non avevo mai sentito i loro nomi.



Un altro esempio è Ruth Anderson, che ha inaugurato il primo EMS dell'Hunter College, penso fosse nel '68 o almeno nei primi anni '70... uno dei primi fondati da una donna... Questa sì che è stata davvero un'esperienza straordinaria: mi ha stupito scoprire la carriera artistica di queste compositrici, perché non hanno seguito il dogma di uno studio in particolare, ma hanno provato molte cose diverse. Hanno lavorato con le arti visive, con i film, hanno progettato dispositivi sonori o creato software musicali - come Laurie Spiegel e hanno seguito la loro strada. Presto o tardi, tutte hanno lasciato i grandi studi per aprire i loro studi privati, facendo composizioni musicali e perseguendo la loro carriera artistica, mescolando produzioni commerciali e non, anche per guadagnarsi da vivere, ovviamente. Penso che anche grazie a questa miscela di intenti abbiano creato il vero suono della musica elettronica e, forse, in un senso molto più ampio rispetto ad altri colleghi, perché i compositori hanno lavorato con punti di forza molto diversi... Queste pioniere hanno davvero spaziato moltissimo: hanno creato musica pop, inventato sintetizzatori ottici - come Daphne Oram - e una gamma molto ampia di dispositivi elettronici, scritto composizioni musicali... e tutto questo a mio avviso è davvero intrigante.

Poi è arrivata la domanda: perché non sentiamo mai parlare delle compositrici di musica elettronica?


J. M. - …E così è iniziata l’avventura di Heroines of Sound…


B. W. - Ho fondato il Festival nel 2014, ma ovviamente non ho fatto tutto da sola…. All'inizio c'erano moltissime persone che fornivano input e discussioni vitali: c'era un gruppo della Berlin Society of New Music, ci sono stati musicologi, la mia co-curatrice Sabine Sanio – che è anche una teorica per la nuova musica, ma anche Mo Loschelder, che ora è un’agente musicale... All'inizio era uno scambio in un gruppo; nel primissimo passato avevamo progettato il festival come una due-giorni sulla musica, con una prospettiva storica...Volevamo raccontare le prime pioniere della musica elettronica accanto alle attuali musiciste che lavorano non solo nel campo della musica puramente elettronica, ma anche nella sound art, nelle installazioni, proponendo lavori per ensemble, per strumenti tradizionali e dispositivi elettronici... Ora ogni anno abbiamo anche diversi focus. Quando abbiamo iniziato, in Germania le pioniere non erano poi così conosciute.



J. M - Il festival Heroines of Sound commissiona anche nuovi brani. Quest'anno avete presentato Forest and Tides di Midori Hirano e la sua Distant Symphony; puoi dirci qualcosa di più sulle commissioni di HOS?


B. W. - La nostra idea è quella di mostrare le prime pioniere e le compositrici attuali per aumentare la percezione della loro musica, perché riteniamo che sia importante che i buoni brani vengano eseguiti il più possibile. Siamo stati fortunati e abbiamo ricevuto dei finanziamenti – finanziamenti che richiediamo sempre – per commissionare alle artiste nuove opere. Quest'anno, con Midori Hirano all'interno del nostro programma, le abbiamo commissionato due brani, cosa di cui siamo molto grati… ma, ovviamente, abbiamo lavorato sodo affinché questo potesse accadere. L'ensemble di sintetizzatori che ha presentato in anteprima il nuovo brano di Midori – Forests & Tides – lo ha suonato già tre volte in tre diverse occasioni ed è ora ufficialmente incluso nel loro repertorio. È questa una tappa fondamentale: i brani non devono essere rappresentati solo una volta, l'apprezzamento per la musica delle nuove compositrici deve ottenere un riconoscimento molto più ampio.


J. M. - Come selezionate le artiste ospiti?


B. W. - Fondamentalmente facciamo una ricerca abbastanza ampia attorno a un tema; ovviamente la scelta non è una decisione solo mia o del direttivo artistico... Parliamo anche con i musicisti/ensemble per vedere se vogliono proseguire l’opera di qualcuno o se sono aperti allo studio e all'esecuzione di nuove musiche di compositrici da noi selezionate, e in che misura. E poi ci sono, ovviamente, artiste che si candidano.

Al di là dell'attività di Festival, il format è una rete che intreccia a tale scopo una grande varietà di partner. La rete è uno strumento potente di cui abbiamo bisogno ora e di cui ci serviremo anche per il futuro. Avviare eventi significa discutere e diffondere un dibattito con una rete di attivisti internazionali: per esempio, abbiamo festeggiato il 20° anniversario di Female:Pressure a Berlino, ma collaboriamo anche con Ableton, con l'università di Graz, il conservatori, l'IMA - Istituto per l'archeologia dei media in Austria e con diversi gruppi di artisti, festival e attivisti.


L'obiettivo generale della nostra iniziativa è rafforzare la presenza delle artiste nell'industria musicale, aumentando costantemente la partecipazione alla produzione musicale e gli inviti ai festival per colmare il divario che ci separa dall'uguaglianza di genere.

J. M. - A tal proposito, quale visione hai su quest’argomento?


B. W. - Oggigiorno, l'idea della composizione come un regno di dominio maschile non è più valida. Tuttavia, l'uguaglianza di genere nell'industria musicale è ancora una questione molto fragile, specialmente per le compositrici non binarie, le compositrici queer... Per chiunque esca dall'ambito tradizionale della musica strumentale, l'accesso a conferenze, concerti e festival è ancora molto difficile. Nella musica elettronica di oggi, la riflessione sui rapporti di genere è appena iniziata. La teoria del suono asessuato nella musica elettronica è ancora, per l'appunto, una teoria... e il ruolo sociale degli stereotipi è perennemente potente. Inoltre, è un dato di fatto che il riconoscimento, le opportunità nell'establishment artistico sono ancora distribuite in modo molto ineguale tra i sessi. Non è affatto un segreto. Le nostre discussioni finora non hanno cambiato nulla. La percentuale di artiste nel business della musica è di circa il 10%. Ad esempio, in Germania il 30% degli studenti di composizione sono donne e solo il 9% dei professori di composizione sono donne. Non mi pare ci sia altro da aggiungere…

Il talento non è distribuito per genere. È qui che entra Heroines Of Sound: dal 2014, il festival presenta ogni anno pioniere della musica elettronica e compositrici attuali con innumerevoli opere per dimostrare le qualità spesso dimenticate o sottovalutate della composizione – femminile – nel campo della musica elettronica, rendendole visibili e udibili.


J. M. - Ci puoi svelare qualche curiosità in anteprima sulla prossima edizione di Heroines of Sound?


B. W. - La prossima edizione di Heroines Of Sound Festival vedrà poliedriche eroine del suono elettronico e strumentale, concerti, performance, sound e video art. Un focus speciale è dedicato alla prima scena della musica elettronica in Canada con protagoniste femminili come Norma Beecroft, Ann Southam e la tedesca Hildegard Westerkamp, emigrata nel '68 in Canada e oggi conosciuta come una delle protagoniste dell'ecologia acustica e del paesaggio sonoro. Hildegard Westerkamp a parte, in Germania e nei paesi di lingua tedesca la prima musica elettronica del Canada non è affatto conosciuta. Inoltre, pensiamo che questo ambito sia anche molto interessante perché queste artiste, come ad esempio Norma Beecroft, hanno compiuto sforzi significativi per imporre il Canada sulla mappa mondiale della musica. Oltre alla sua carriera di compositrice, Norma Beecroft è stata molto attiva come moderatrice radiofonica, produttrice televisiva e promotrice della musica canadese. Le sue attività coprivano Canada, Stati Uniti, America Latina... ma la parte tedesca dell'Europa non l'ha mai raggiunta. Inoltre, siamo molto lieti che Annesley Black, una compositrice canadese residente in Germania, si sia unita a noi come curatrice ospite. Annesley Black è nata nel 1979; ha iniziato con la musica jazz, studiando poi musica elettronica ed è oggi in Germania il più giovane membro della prestigiosa Academy for the Arts di Berlino, nella sezione musica. Inoltre, abbiamo un programma speciale dedicato al Minimoog, iniziato da un'idea e una domanda: perché il Minimoog, così onnipresente nella musica pop e jazz e quant’altro… non è per niente presente nella musica contemporanea? Abbiamo pensato: dobbiamo fare qualcosa!

E così, abbiamo commissionato alcune opere – ad esempio a Dorit Chrysler e Svetlana Maras – per portare più Minimoog nel podio della musica elettronica contemporanea. Siamo molto contenti di aver condiviso questo programma con il nostro partner Klang Festival di Copenhagen, che è il più prestigioso e il più grande festival in Danimarca per la musica contemporanea e attuale.


J. M. - Con Heroines of Sound affrontate una doppia sfida: il festival non solo educa all'ascolto di musica spesso considerata difficile da capire, ma offre anche un'educazione etica e sociale che cerca di smantellare vecchi stereotipi sulle donne e le categorie emarginate. Come riuscite ad avvicinare il pubblico? Chi sono le persone che frequentano abitualmente il festival?


B. W. - Una delle cose molto positive di Berlino è il pubblico. Berlino ha un pubblico molto aperto: le persone sono interessate a mix molto diversi di musica elettronica e contemporanea e il nostro pubblico è eterogeneo, altamente eterogeneo: non è il tipico pubblico della nuova musica. Le persone provengono più dal contesto pop o dal jazz; conoscono e si interessano alla musica composta, possono decidere cosa gli piace o cosa non gli piace. Molte compositrici – e questo è particolarmente vero per la scena attuale delle compositrici queer non binarie – non si inquadrano più in un genere classico ordinato, o nella musica accademica. Attraversano molti territori contemporaneamente, sconfinando tra performance, sound art o musica composta... e in effetti, anche questo è un qualcosa che le accomuna alle prime pioniere dell'elettronica.





Segui Heroines of Sound:



 


Non perdere i numeri #1 e #2 della trilogia "From Belgrade to Berlin", parte di

Brevi Storie • EMS Series:


Ep. # 1 Svetlana Maras, l'EMS di Radio Belgrado e il Synthi 100

Ep. # 2 La Musica di Midori Hirano



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