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Immagine del redattoreJohann Merrich

Pietre parlanti: i litofoni di Pinuccio Sciola e Amalia Del Ponte

Aggiornamento: 19 feb 2021

I litofoni sono – ovviamente – tra gli strumenti musicali più antichi: tra gli 8000 e i 2500 anni fa, le pietre venivano usate come sonagli per poi iniziare a essere disposte in serie e intonate secondo una scala...



Pinuccio Sciola (nato nel 1942) crea a San Sperate, suo paese natale nei dintorni di Cagliari, il suo Giardino Sonoro, un parco che raccoglie le sue pietre sonanti in basalto e calcare, incise per creare musiche astrali. Le pietre cantano in maniera diversa a seconda della loro densità e dell'incisione che vi viene sapientemente applicata. Allievo di Kokoschka, Vedova e Marcuse, Sciola ha definito così il suo lavoro con la pietra:


"Questa archeologia dell'universo, ci porta a scoprire altri valori di una materia per antonomasia muta, ma che al contrario riesce a comunicarci le sue avventure astrali anche attraverso la musica, con un linguaggio contemporaneo e planetario".

L'opera di Sciola è oggi custodita e promossa dall'omonima fondazione e se quest'estate sarai in Sardegna, potrai improvvisarti esecutore di pietra interagendo con il materiale nel Giardino di San Sperate.





Negli anni Ottanta, un'altra artista italiana si avventura nel mondo dei litofoni: si tratta di Amalia Del Ponte (nata nel 1936), attiva tra Milano e Venezia. Le sue sculture sonore, accompagnate da performance eseguite da importanti musicisti e compositori, viaggiano instancabili in varie sedi espositive tra 1986 e 1993 per atterrare alla XLVI Biennale Internazionale d'Arte di Venezia curata da Gillo Dorfles. Nel 1996, a dieci anni dalla nascita della sua prima opera realizzata con le pietre, scriveva Del Ponte:


La forma (luce) e il timbro (qualità) saranno le due componenti inscindibili, poiché il suono lo cerco scolpendo e modificando ciascuna pietra dell'insieme. Battendo su queste pietre, si rivela la loro sostanza sonora e il ritmo profondo di chi le usa. Vorrei ottenere quella fusione di udito e vista che gli antichi cinesi definivano “luce degli orecchi.

Il materiale sonante che sceglie Del Ponte è il travertino, da cui ricava strutture geometriche che corrispondono a perfette armonie sonore, riportando alla mente una concezione della materia per nulla inerte.



 


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