Si può davvero vivere di sola sperimentazione musicale e di amore per il suono?
Fino ai cinquant'anni (su per giù), John Cage era sempre in bolletta.
Quando si presentò da Schönberg per chiedergli di diventare suo allievo, il grande compositore gli rispose:
"You probably can't afford my price"
e così John replicò: "Don't mention it; I don't have any money"
Schoenberg allora gli disse: "Will you devote your life to music?"
e lui: "Yes".
E così, lo prese sotto la sua ala.
Cage aveva vari modi delicati e intelligenti per sopravvivere. Spesso vendeva ai suoi amici "azioni" della sua musica: in cambio di qualche dollaro, tramutava i suoi cari in azionisti della sua arte, sicuro che le sue produzioni avrebbero acquisito un qualche valore nel tempo.
Quando decise di trasferirsi a New York, arrivò in città con 25 centesimi in tasca. Soggiornò per qualche tempo a casa di Peggy Guggenheim e Max Ernst, ma non ti racconto come andò a finire quella storia.
Quando poi partecipò a Lascia o Raddoppia?, Luciano Berio gli dovette prestare un vestito buono, aggiustato di taglia in fretta e furia dalle sante mani di Cathy Berberian. Poiché Cage non aveva una lira, Berio e Umberto Eco – entrambi al tempo impiegati alla Rai –pensarono bene di farlo partecipare al quiz di Mike Bongiorno per permettergli di recuperare i soldi per il biglietto aereo verso gli Stati Uniti. Grazie alle sue conoscenze sulla micologia, John poté così tornare a casa portando con sé cinque milioni delle vecchie lire, un bel gruzzoletto!
Fu solo con il lavoro alla Merce Cunningham Dance Company che il nostro iniziò a divenire un po' meno indigente... Ma per la maggior parte della sua vita tenne duro ed escogitò sempre nuovi metodi per far sopravvivere se stesso, i suoi gatti e la sua musica.
Lungi dal paragonarmi alla divinità della sperimentazione americana, anch'io ho messo in atto qualche espediente: se vuoi aiutarmi a sostenere le spese di traduzione di questo blog, puoi fare una piccola donazione seguendo questo link.
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