top of page
Immagine del redattoreJohann Merrich

Un fallimento non è per sempre

Aggiornamento: 19 feb 2021

Quattro catastrofi musicali per voler bene all'insuccesso e non soccombere al feticismo della felicità




Le contemporanee tirannie del positive thinking e della cultura del successo sono decisamente insopportabili. Quanto siamo felici – o sembriamo esserlo – è uno dei modi in cui definiamo collettivamente il successo, come se questo fosse un prodotto.


La formula della felicità esclude l'insuccesso e l'errore poiché la cultura della positività dimentica la necessità dello yin e dello yang, l'armonia degli opposti, la necessità dello sbaglio.

La positività genuina e la pressione per essere sempre positivi sono due cose diverse e non è un caso se siamo portati a nascondere il fallimento e a fingere la felicità: lavoratori più felici e persone più felici tendono a essere più produttivi.


Ma l'insuccesso e l'errore sono invece ingredienti fondamentali della maggior parte delle rivoluzioni e per questo motivo credo sia giusto riappropriarsi della cultura del fallimento. Del resto, lo sbaglio non è forse parte integrante dei processi dell'esperimento e dell'apprendimento? Perché allora vergognarsene?


L'insuccesso non dovrebbe essere un'indelebile macchia nera capace di distruggere l'immagine della nostra identità: l'insuccesso rappresenta solo un momento e non una condizione definitiva.



Oggi ho pensato di proporti 4 fallimenti esemplari della storia della musica elettronica per iniziare a riappropriarci assieme della cultura dell'insuccesso e rimettere il fallimento nella giusta luce.



1) Il Theremin della RCA


Nell'ottobre del 1929, il termenvox fu prodotto per il pubblico dalla RCA (Radio Corporation of America), debuttando nei negozi delle più grandi città americane.


Lo strumento fu presentato ai consumatori come un mezzo facilissimo da impiegare... nulla di più distante dalle reali esigenze del theremin!

Mentre chiunque avvicini le mani alle antenne di un theremin può alterarne i suoni, la riproduzione melodica è molto impegnativa: un buon senso del tono relativo aiuta ma, come con qualsiasi altro strumento, la pratica è essenziale per conquistare una esecuzione tecnica piacevole.



Frustrati dalle difficoltà dello strumento, i consumatori persero ben presto il loro interesse e RCA cessò la produzione del theremin dopo un ciclo pilota limitato a soli 500 esemplari in totale. Fu solo nel 1954 che fu fatto un secondo tentativo di commercializzazione grazie a un futuro pioniere del sintetizzatore di 19 anni: Robert Moog.





2) I sintetizzatori EMS di Peter Zinovieff


Tra gli anni Sessanta e Settanta, artisti del calibro di David Bowie, Pink Floyd, Kraftwerk e Karlheinz Stockhausen passarono tutti nello studio di Zinovieff per provare il suo computer e la vasta collezione di oscillatori, filtri, amplificatori e altri kit che aveva costruito con l'impiego di componenti dismessi dall'esercito. Nel 1969, Zinovieff aveva lanciato la sua compagnia, la Electronic Music Studios, con un primo sintetizzatore analogico portatile - l' EMS VCS3.



Come ha raccontato Zinovieff, a dieci anni dalla fondazione la compagnia fu costretta a dichiarare bancarotta e tutte le attrezzature dello Studio furono distrutte da un allagamento:


EMS was such a nice company. The tragedy was trying to get too big – or people trying to make it too big. We got in the hands of crooks in America who wanted to make it public and the thing went broke. It was a terrible story and it was all part and parcel of us trying to get too big and thinking it was good to get too big.

Oggi i sintetizzatori della EMS sono dei veri e propri oggetti del desiderio, agognati dalla maggior parte dei musicisti che si occupano di elettronica.




3) La Buchla Box


Bill Maginnis ancora ricorda il primo giorno in cui Don Buchla portò il prototipo della Buchla Box al Tape Center, sul finire del 1965. Il nuovo strumento attirò l'attenzione dei compositori presenti che trascorsero quel giorno epico ad armeggiare attorno al prototipo.


Tutti tranne una.


Tornando a quello storico giorno, Maginnis racconta che si trattenne a suonare fino all'alba; prima di andarsene aveva programmato il sequencer di modo che fossero eseguite le prime otto note di Yankee Doodle, chiuse la porta dietro di sé e dimenticò lo strumento acceso. Arrivata di buon ora, Pauline Oliveros trovò il Buchla in azione, telefonò immediatamente a Maginnis e strillò:


How do I turn this damn thing off???



Non andò meglio con la recensione del primo disco realizzato interamente con il Buchla, Silver Apples of the Moon di Morton Subotnik; proprio a causa della sua sorgente sonora, Wendy Carlos scrisse su Musical Review:


Contiene trappole difficilmente aggirabili, come quella suscitata dal sequencer. Fraseggi e articolazioni non sono particolarmente espressivi, suonano inflessibili e meccanici, aleatori e poco importanti.



4) L'Oscillazione (& l'oscillatore)


La BBC iniziò le trasmissioni pubbliche nel 1922, aprendo la via al settore della radio wireless. Nelle prime radio a valvole, l'aumento del volume oltre una certa soglia creava una frequenza di feedback elettronico e poteva capitare che l'interferenza di oscillazione fosse riprodotta in altri apparecchi radio sintonizzati sulla stessa frequenza.


Molte persone impiegavano sconsideratamente questo processo per le loro sintonizzazioni, intromettendosi localmente nelle trasmissioni radio: il volume della radio veniva spinto in una auto-oscillazione impercettibile fino a quando non si fosse avvicinata la frequenza di una stazione radio; la vicinanza della lunghezza d'onda della trasmissione sarebbe stata preannunciata da un tono acuto che si sarebbe abbassato allorquando fosse stata raggiunta la lunghezza d'onda corretta.





In questa scoperta, non mancarono occasioni in cui le interferenze furono compiute intenzionalmente, nel tentativo di imitare la musica in trasmissione.


P. P. Eckersley, ingegnere capo della BBC, guidò una propaganda anti-oscillazione, definendo il fenomeno come un "fallimento morale". Le iniziative anti-oscillazione portarono a un periodo di psicosi che culminò alla fine degli anni 1920: nel 1928 una signora si scusò con la BBC per aver parlato mentre la sua radio era accesa, credendo che la radio fosse abbastanza sensibile da ritrasmettere i suoni della sua casa alle emittenti dello studio.


Oggi possiamo riconsiderare l'oscillazione deliberata come una forma rustica di intervento sonoro elettronico. All'epoca, tuttavia, era vista come un'abitudine vergognosa e una rovina per tutti gli ascoltatori onesti che avevano pagato i loro canoni.



 

Ti è piaciuta questa Breve Storia? Ricevine una ogni sabato!



 

Per saperne di più:



Daniel R. Wilson, Failed Histories of Electronic Music, in Organised Sound, 22(2), 2017, pp. 150-160.







 


Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page